SAV-Aarau 4.10.24

Battuto l’Aarau, Beretta: “Soddisfatto della mia e della prestazione del gruppo”

Gioia e gloria per la SAV nella prima di campionato

sg) Dimenticata l’eliminazione dalla Coppa Svizzera, i gialloverdi hanno dimostrato tanta qualità e altrettanto carattere nell’esordio stagione in 1a Lega Nazionale. Al Palapenz hanno sconfitto 86-79 l’Alte Kanti Aarau, una squadra ostica, con le stesse ambizioni dei momò.

Presentarsi in questo modo dopo la sconfitta con Boncourt era tutt’altro che scontato. Evidentemente in settimana si è lavorato al meglio e la SAV Vacallo ha saputo disputare una partita di altissimo livello. Soprattutto se si pensa alla qualità e alla fisicità degli argoviesi, a cui sì mancava qualche elemento, ma che oltre all’ormai solito Jacques Libe (autore di 24 punti) ha schierato pure il dominicano Israel Martinez Rodriguez, un rinforzo in arrivo dal Baden.

Anche il gruppo di coach Marco Rota non era al completo, vista l’assenza oltre a quelle già preventivate di Jacopo Prato. Il centro italiano ha subito una distorsione a una caviglia che ha causato una microfrattura, per cui dovrà stare ai box e non rientrerà prima di fine ottobre. I padroni di casa sono comunque riusciti a sopperire al problema, marcando il forte lungo avversario (Libe) a rotazione con Michael Tessaro, Andrea Beretta e Samuele Cereghetti. Una mossa che ha dato i suoi frutti e che è stata una delle chiavi del successo. Trascinata da Kovac (23 punti), Beretta (18, di cui 6 di finale negli ultimi minuti di capitale importanza) e Barattolo (15), la squadra ha avuto il merito di iniziare forte, di reggere l’urto nel momento del rientro di Aarau (ancora nella terza frazione, come in Coppa) e di reagire alla grande nell’ultimo quarto.

Una prestazione di squadra importante che non può che rendere orgogliosi tutti, a partire dal vicecapitano Andrea Beretta, all’esordio dopo il ritorno in gialloverde: “Sono molto contento, perché non era scontato visto che loro sono una buona squadra. L’atteggiamento di tutto il gruppo è stato estremamente positivo, nessuno ha mai mollato. Quando siamo andati sotto di otto punti nel quarto conclusivo siamo rimasti uniti e abbiamo continuato a spingere. La squadra deve comunque ancora rodarsi. Una delle cose più importanti su cui dobbiamo lavorare è il rientro dall’intervallo. Abbiamo buttato via un vantaggio di otto punti in due minuti e ci era già successo in Coppa e nel precampionato”.

Nella buona prestazione del gruppo, il playmaker classe 1997 è risultato uno dei migliori in campo: “Sono soddisfatto e anche un po’ sorpreso, visto che ho stirato la coscia un mese fa e non ero al 100%. Gli infortuni muscolari sono sempre delicati e con il coach avevamo deciso che avrei giocato dai 10 ai 15 minuti… In realtà non è andata così, stavo bene e non me la sentivo di stare in panchina e non dare un contributo. Era tanto tempo che non giocavo a questi livelli, ero talmente emozionato alla fine che mi sono messo a piangere, ho fatto fatica a contenermi. È stato un boom di emozioni molto forti, mi sono venuti in mente i vecchi tempi in gialloverde”.

Gialloverde che ha vestito dai 6 ai 16 anni, esordendo pure in LNA a 15. Poi ha vestito le maglie dell’Accademia di Friborgo, dei Lugano Tigers e, dopo un periodo di pausa, del Mendrisio. Ma cosa lo ha spinto a tornare nel club che l’ha lanciato? “Volevo dimostrare a me stesso che potevo ancora giocare a un livello più alto. Inoltre, mi hanno caricato gli obiettivi della squadra e la voglia di tornare in Serie B, così come giocare nel Palapenz ristrutturato davanti ai nostri tifosi. Questo è stato possibile grazie al GM Marco Roncoroni, che mi ha voluto e per questo lo ringrazio. Io sono di Vacallo, sono cresciuto qui, sono tornato a casa. È un paese dove si mangia pane e pallacanestro, c’è una passione gialloverde che unisce le persone. Il mio sogno da piccolo era diventare il capitano della squadra in Serie A: non è successo, ma ho comunque potuto giocare nel massimo campionato svizzero con i miei idoli dell’epoca, Schneidermann e Gibson ad esempio, qualcosa di incredibile. Cosa rappresenta per me? La mia infanzia, andare al Palapenz a vedere le partite della Serie A”.

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