I gialloverdi spazzano via i Lugano Tigers U23. Patrik Kovac: “Vogliamo portare Vacallo dove merita”
Nonostante il teatro, causa ristrutturazione del Palapenz, non fosse lo stesso, mercoledì nella palestra delle scuole medie di Morbio Inferiore si è respirata un’aria travolgente, che tanto ha ricordato quella degli anni d’oro della SAV Vacallo. Nell’ultimo derby della fase preliminare di Prima Lega, i gialloverdi hanno offerto una prestazione grintosa, di carattere e di qualità, ma pure carica di intelligenza sia cestistica che emotiva, la quale ha decisamente entusiasmato il folto e caloroso pubblico presente.
Una prestazione da squadra matura, insomma. Maturità che è invece mancata, non solo per questioni anagrafiche, alla corazzata Lugano Tigers U23, imbottita dai giovani elementi che gravitano attorno a una prima squadra ormai già in vacanza da due settimane. E allora grazie al 91-76 finale, gli uomini di coach Bernasconi si sono così assicurati il primo posto nel girone Est, quando al termine della prima fase manca solo la trasferta di domenica sul parquet del Bienne ultimo in classifica.
Ma restiamo ancora per un momento lì, nella palestra di Morbio Inferiore, dove gli spettatori hanno potuto farsi trascinare da una partita estremamente intensa, nervosa, già in pieno stile playoff, ma comunque spettacolare, giocata punto a punto per due quarti e mezzo. La bravura dei momò è stata quella di mettere in difficoltà fin da subito le notevoli individualità dei bianconeri. Due gli esempi più lampanti. Il primo porta il nome di Massimiliano Dell’Acqua: il problema dei falli lo ha attanagliato per tutto il confronto, in cui mai lo si è visto entrare in partita anche per merito della difesa dei padroni di casa. Solo otto punti per lui e poi l’uscita anzitempo, manco a dirlo, per numero di falli. Il secondo è invece lo 0 nella casella dei punti segnati a cui è stato costretto Manuel Veronesi, che nei quattro match disputati finora viaggiava a 27 di media.
Diversi, al contrario, sono i gialloverdi saliti in cattedra nel derby. A partire da Christian Dotta (12 punti), bravo ad ovviare nel pitturato ai centimetri e ai chili di differenza su Alessandro Corda, il migliore della formazione bianconera. Passando per Simone Riva (20) e la sua capacità di gestire la pressione alta degli avversari e di dirigere ogni possesso con giuduzio. Chiudendo poi con Patrik Kovac (16), diventato sempre più uno dei leader di questa squadra. Ma non solo: Gianandrea Cavadini (13), Gianlorenzo Corazzon (11), Mattia Barattolo (9), Michael Tessaro (4), Tiago Beltrami (4) e Gioele Plebani (2). Qualsiasi momò ha portato almeno un mattone per costruire il muro della vittoria.
In definitiva è stata una vera e propria prestazione di gruppo sia in attacco, con un giro palla decisamente pregevole, sia in difesa, dove si è notata una grande intensità e un forte spirito di sacrificio. E poi soprattutto a livello mentale: la partita è scivolata dalle mani dei bianconeri a metà del terzo quarto anche perché hanno un po’ perso la testa, come testimonia la scenata di un giocatore ospite (non serve fare nomi) in faccia a coach Bernasconi dopo essere stato mandato sotto la doccia dagli arbitri.
Ma ci si aspettava un confronto del genere? Lo abbiamo chiesto all’ex di serata Patrik Kovac: “Tutte le volte che ci sfidiamo è una partita tesa, c’è questa energia competitiva. Ma c’è da sempre, già dai tempi della Serie A”. E poi perché non parlare dell’uomo in più di questa sera? Chiaramente stiamo parlando del pubblico: “È stato bellissimo. Mi ha ricordato quando ero in curva da piccolino. Quando mi sono seduto in panchina e ho sentito tutti cantare mi sono venuti i brividi. Nei derby io sono sempre carico. È vero, ho vissuto bei momenti a Lugano, ma il mio cuore è sempre rimasto gialloverde”. Una vittoria che fa bene al morale e alla fiducia in se stessi, ma cosa vuol dire per la squadra? “Mettiamo in difficoltà, tra virgolette, il GM, il presidente e tutti perché vogliamo vincere, vogliamo la Serie B. Vogliamo portare Vacallo dove merita, ora dobbiamo spingere al massimo nei playoff”.
A cura di Simone Giambonini